Ragade anale

Definizione | Causa | Sintomi | Diagnosi | Terapia | Rischio

Definizione

La ragade anale è una fissurazione longitudinale acuta o un’ulcera ovoidale cronica che si forma nel derma (più precisamente connotato come epitelio malpighiano stratificato) del canale anale.

Causa

Nonostante la precisa eziologia sia sconosciuta, si ritiene che le ragadi anali siano dovute ad un ipertono sfinterico con conseguente sofferenza ischemica della mucosa (i vasi sanguigni che irrorano l’anoderma passano dentro le fibre del muscolo che, stringendo troppo, riduce sensibilmente l’apporto ematico): la ragade coinvolge lo sfintere interno di cui causa lo spasmo, che a sua volta interferisce con l’apporto vascolare ed è, quindi, alla base del cronicizzarsi della malattia. Concausa la stipsi. La ragade normalmente si osserva posteriormente, in sede mediana, per la ridotta vascolarizzazione e la maggiore sollecitazione che qui si realizza durante la defecazione.

Sintomi

All’estremità distale della ragade è di frequente riscontro un polipo infiammatorio (polipo sentinella).
Le ragadi possono essere acute (di recente insorgenza, per lo più superficiali, di rapida risoluzione spontanea o con terapia medica) o croniche; queste ultime si presentano con margini sollevati e sottominati, molto spesso resistenti a terapia medica, di vecchia data. Vanno differenziate da patologie come il carcinoma, la sifilide primaria, la TBC e l'ulcerazione associata al morbo di Crohn.
Le ragadi provocano dolore e sanguinamento alla defecazione. Il dolore inizia tipicamente durante o subito dopo la defecazione, dura per diverse ore e quindi cessa fino alla successiva evacuazione.

Diagnosi

Il corretto esame clinico spesso è sufficiente per una prima diagnosi ma attenzione: l’esplorazione rettale deve essere delicata e, talvolta, può risultare impossibile. Spesso utilizzo una crema anestetica per desensibilizzare la regione e, di conseguenza, ridurre l’ipertono ed annullare il dolore. La divaricazione corretta dei glutei generalmente è sufficiente a rilevare la presenza della soluzione di continuo dell’anoderma.

Terapia

Le ragadi spesso rispondono a misure conservative volte a minimizzare il trauma evacuativo (ammorbidenti delle feci e agenti che aumentano la massa fecale). I semicupi tiepidi dopo la defecazione apportano un sollievo temporaneo ma estremamente utile. L’applicazione di creme o unguenti miorilassanti (calcio-antagonisti come la nifedipina o nitroderivati come la trinitroglicerina) allentando la pressione di chiusura dello sfintere anale riducono la pressione anale massima a riposo permettendo una fisiologica guarigione della ferita; la trinitroglicerina, benché più efficace, può essere gravata da effetti collaterali (cefalea). Quando le misure conservative falliscono (prevalentemente per la recidiva di patologia alla sospensione del farmaco) è necessario l’intervento chirurgico che consiste nell’anoplastica (asportazione della ragade e ricostruzione con lembo mucoso ano-rettale) eventualmente associato a sfinteromiotomia interna laterale sinistra.

Rischio

Il rischio maggiore, trascurando la lesione, è quello di non diagnosticare in tempo utile una eventuale patologia neoplastica: la diagnosi differenziale in queste patologie è sempre d’obbligo: ogni sospetto deve essere accertato, eventualmente con prelievo bioptico, e mai lasciato al caso. Una lesione non trattata, poi, è sempre ingravescente (peggiora sia per dimensioni che per rilevanza sintomatologica): il dolore stimola l’ipertono che a sua volta aumenta l’estensione della patologia provocando altro dolore; si realizza una lesione concatenata che si aggrava sempre di più con il passare del tempo. Pochi sono i casi che, per effetto della cronicizzazione, riducono il dolore e il relativo sanguinamento. Anche trascurare la stipsi può essere causa del ripresentarsi della malattia e delle eventuali recidive.


Autore: Prof. Massimo MONGARDINI