Endometriosi

Una patologia cronica e invalidante, che colpisce almeno 1 donna su 10 e che interessa la metà delle donne con difficoltà a concepire. Eppure se ne parla molto poco. Le donne con diagnosi conclamata in Italia sono le giovani (il picco è tra le 25/35enni) e sono almeno 3 milioni. Ma l'endometriosi può comparire già al momento della prima mestruazione, con dolori fortissimi e quelle che lo stesso ministero della Salute definisce gravi ripercussioni psicologiche, tanto che questa patologia è inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) dando alle pazienti più gravi (se ne stimano circa 300mila) il diritto all'esenzione per alcune prestazioni specialistiche.

Intervista al Prof. Massimo Mongardini - Daniela Molina, Il Salvagente n.74 - Aprile 2021


Quando si deve ricorrere all'intervento chirurgico?

Si sceglie questa strada nel 5-10% dei casi, soprattutto quando si manifesta la compressione intestinale. il professor Massimo Mongardini: "Non si risolve la patologia ma il problema immediato". Che può anche essere grave

“All'intervento chirurgico si sottopongono le pazienti che hanno complicanze della malattia, come la compressione degli organi o il sanguinamento, quando le cellule migrano verso strutture endoaddominali (intestino, vescica, ecc.).”

L’intervento chirurgico risolve il problema?

Il professor Massimo Mongardini, chirurgo universitario del Policlinico Umberto I di Roma, Centro chirurgia del pavimento pelvico, ci spiega che l'intervento non risolve la patologia perché le cellule possono ripresentarsi, gli impianti continuano a crescere e sanguinare, ma di certo risolve il problema immediato.

Quali sono i sintomi che portano all’intervento e con quale frequenza?

Vi si ricorre nel 5-10% dei casi e l'endometriosi intestinale è la causapiù frequente. In caso di compressione dell'intestino da parte del tessuto endometriale, ai dolori tipici della malattia si associa la sintomatologia intestinale (nausea, dolori addominali diffusi, stitichezza o diarrea, sanguinamento, ecc.) e si può verificare un'occlusione o una peritonite per cui l'intervento va effettuato con urgenza.

Cosa è la sindrome aderenziale?

Chi soffre di endometriosi intestinale può anche avere - ed è frequente - la sindrome aderenziale: si creano aderenze che angolano i visceri interrompendo il transito intestinale.

Che tipo di intervento chirurgico si fa?

Gli interventi chirurgici per l'endometriosi oggi si fanno quasi tutti con la tecnica laparoscopica, che è poco invasiva e si limita a togliere il tessuto anomalo che crea una problematica, "non facciamo una pulizia completa come se fosse un tumore, togliamo la massa che dà problemi e per il resto ci affidiamo alla terapia farmacologica" sottolinea Mongardini.

La laparoscopia

La laparoscopia permette di inserire, attraverso dei forellini, una mini-telecamera e piccoli strumenti per intervenire (pinze, cucitrici meccaniche, strumenti ad alta energia).

Radio-frequenza e ultrasuoni

Oggi si utilizzano molto la radio­frequenza e gli ultrasuoni; non il laser, che per queste patologie è ampiamente superato.

Decorso operatorio

Dopo l'operazione si resta ricoverate per un tempo che varia a seconda della gravità dei sintomi.

Nei casi in cui si è arrivati a una peritonite o a una occlusione intestinale bisogna aspettare la ricanalizzazione, 5/6 giorni; se invece c'era solo un sanguinamento o una sindrome aderenziale senza occlusione, poiché l'intervento è mininvasivo, non prevede una cicatrice o una interruzione dei muscoli addominali, bastano 2 o 3 giorni.

Quali esami fare per una diagnosi in urgenza?

Si può intervenire precocemente se con una Tac o una risonanza magnetica (la tre tesla è la migliore) si capisce che c'è una massa endometriale che può creare un'occlusione, ovviamente meglio se si interviene precocemente.


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